
Imparare a stare in silezio
Oggi ho vissuto l’ennesimo sproloquio di parole, inadatte, offensive e passatemi il termine “sbagliate”.
Dalla morte di mio figlio le volte che devo ascoltare parole come quelle di oggi mi sale un misto di amarezza e rabbia.
“Avresti dovuto abortire”
“Metti al mondo un bambino con dei limiti”
“Se avessi deciso di non tenerlo forse sarebbe stato più facile per te”… lasciatemi dire… che amarezza .
Come fai a giudicare con tanta chiarezza e pienezza di te che quella sarebbe stata la soluzione? Mi vengono sempre in mente delle parole: si dovrebbe camminare con le scarpe dell’altro per capire davvero la sua strada.
Si deve imparare a stare in silenzio quando non si conosce. Ho vissuto in ospedale e ho conosciuto tante famiglie e tante mamme di bambini chiamiamoli “speciali”; vorrei dire ad ognuna di esse che il loro coraggio dovrebbe essere da esempio per tutti. Che un genitore ama suo figlio come è, con tutte le difficoltà che esso porta insieme a sè. Perché rivivrei ogni singolo giorno con mio figlio nonostante la sua cardiopatia, nonostante il dolore e la difficoltà.
Combatto dalla morte di mio figlio con questo semplicismo di pensare che abortire sia una “soluzione”. Nel web incontro ogni giorno mamme che vivono la loro perdita a qualsiasi settimana di gestazione che sia stata vissuta, mese di nascita o anno di vita. Ci vorrebbe più sensibilità sulle parole da dire ma ancora di più sulle parole da NON dire.
Empatia: abbiate la delicatezza di tacere. Ogni famiglia ha un mondo dietro, ogni storia è un contenitore di emozioni che non si possono sapere. Non ci dovrebbe essere giudizio nei confronti dell’amore che una mamma ha per suo figlio. Non c’è una verità assoluta su cosa sia giusto e sbagliato.
Ho conosciuto diagnosi sbagliate in ospedale, quanto diagnosi giuste e nessuna di quelle famiglie merita certe parole. Perché hanno scelto la loro strada d’amore e sono vicina ad ognuna di loro.
Ho imparato più cose dalla diagnosi di mio figlio che in molti anni della mia vita. Sono grata per quello che mi ha regalato anche se oggi non è più con noi. Non credo che la decisione di interrompere la gravidanza mi avrebbe sollevata dal dolore. Non ci dovrebbe essere giudizio nè nell’una nè nell’altra scelta. Troppo facile giudicare senza aver vissuto davvero quella prova di vita.
Le parole sono molto potenti, non si sa mai chi si ha davanti, si dovrebbe avere la delicatezza di pesare le parole che si dicono. Fermarsi, riflettere e forse meglio stare in silenzio.