La Perdita

Andiamo a casa sabato e sembra davvero di toccare il cielo con un dito. Dopo mesi e mesi di ospedale e di lontananza da casa, dalle persone che amo, dagli amici. Siamo noi quattro, dove dovremmo essere, dove avremmo dovuto vivere la nostra vita dall’inizio.

Si spiega difficilmente la sensazione casa, però è la parola che meglio descrive il posto dove ci si sente sicuri, protetti e rilassati. Un posto nostro, il nido che ci siamo creati e finalmente siamo noi. La gioia di Mattia è indescrivibile, la riscoperta di tutti i suoi giochi e dei suoi spazi, il suo amato giardino e anche il mio.
Nonostante anche a casa non sia facile siamo felici. Leon deve prendere tante medicine e non può ammalarsi; tanto che siccome a Mattia viene la tosse dormiamo in camere separate. Leon con il suo amorevole babbo e Mattia con me.
Sembrava che tutto andasse come doveva andare sino a quando martedì notte mi sveglia il pianto di Leon, un pianto forte un pianto non suo. Scendo e trovo Francesco che gli prepara il latte pensando che avesse fame, aveva infatti saltato il pasto prima.
Dopo sono attimi, pochi minuti indimenticabili e scioccanti. Leon fa un ultimo grido in braccio a suo padre e gira gli occhi. Inizio a gridare a Francesco di chiamare un ambulanza e prendo mio figlio in collo. Per telefono ci spiegano come fare il massaggio cardiaco e continuo fino all’arrivo dell’ambulanza ma dentro di me mentre lo tengo in braccio so che lo sto perdendo… per sempre.
Francesco va via in ambulanza e io aspetto mia mamma per non lasciare solo Mattia. Dentro di me so che non lo rivedrò più. Così è stato.
Leon è morto tra le mia braccia una tarda sera di settembre.

In ospedale ho chiesto che lo staccassero dalla ventilazione, dato che si dichiara un’arresto cardiaco dopo 7/10 minuti è inutile provare ancora dopo più di mezz’ora. L’infermiera di turno è stata davvero molto gentile e preparata; ci ha permesso di restare con lui durante la notte. Non ho voluto nessuno, era nostro figlio e se ne era appena andato. Ho mandato via i genitori di Francesco e ho salutato mia sorella che avevo fatto venire. Era un momento importantissimo tutto per noi tre. Abbiamo aspettato che il suo corpo cambiasse e che la sua anima avesse la possibilità di andare via.
Ringrazio ancora oggi della possibilità che ci hanno dato di poter stare con lui quella notte. Quella notte la nostra vita è cambiata per sempre.

Penso che Leon abbia voluto davvero tornare a casa sua e riportare noi a casa nostra. Che nella sua estrema saggezza abbia deciso di andarsene nel miglior modo possibile, a casa sua con i suoi genitori, nell’immenso amore della sua famiglia che ha conosciuto. Gli sono grata per ogni giorno che ci ha regalato e per il coraggio che ha avuto sopra tutti di andarsene così… non in ospedale, non durante una prossima operazione, non in terapia intensiva e non da solo. Quel pomeriggio aveva anche fatto il sonnellino con suo fratello.

Quella notte è nata una nuova me, una nuova mamma e la consapevolezza che non poteva essere andato tutto vano. Si cerca di nascondere esperienze dolorose spesso per imbarazzo o pensando che senza parlare tutto possa diventare più semplice… dimenticare. Non si dimentica un’esperienza come la nostra e come noi non la dimenticano tantissime altre famiglie.
Abbiamo deciso di fare il funerale insieme alle persone più intime e significative nella piccola chiesa di San Martino, sopra Grassina, il paese dove viviamo e dove lui è voluto tornare. Il giorno della sua cremazione, il sabato successivo, abbiamo fatto una commemorazione con gli amici stretti, da noi in giardino. Il suo giardino, il nostro giardino dove avrebbe sicuramente giocato con suo fratello.

Un momento molto dolce anche se triste, un momento difficile vissuto con le persone che fanno parte della nostra vita e che vicino a noi hanno conosciuto la sua storia.

Questo blog nasce perché mio figlio mi ha ispirata a parlare, per onorare lui e i bambini che come lui non sono più con noi. Dalla diagnosi di Leon, ho imparato lezioni incredibilmente intense, belle e strazianti che potevano essere apprese e comprese solo attraverso la perdita di un bambino. Spesso mi chiedo perché questo è dovuto accadere. Quale è stato il motivo? Perché proprio a noi? Non lo potrò sapere mai, ma farò del mio meglio per assicurarmi che non venga mai dimenticato. Non saremo mai in grado di misurare il valore dei doni che Leon ha portato nelle nostre vite. La sua vita e la sua morte ci hanno aperto gli occhi su tante cose ed esperienze intense e difficili. Il suo spirito è stato sentito da così tanti.
Lo amerò per sempre e sarà sempre parte di noi. Ringrazio la vita per avermi permesso di essere la sua mamma, anche se per poco e lo vorrò onorare per il resto della mia vita.

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