L’idea del telefono collegato con l’aldilà
Una mia carissima amica mi ha fatto il regalo di questo libro qualche tempo fa: “Quel che affidiamo al vento”, di Laura Imai Messina. Dicendomi che mi aveva pensata nel comprarlo.
Passato un po di tempo prima che lo aprissi e iniziassi a leggerlo.
Si narra di un luogo speciale per chi ha perso una persona. Infondo tutti hanno perso qualcuno.
In Giappone esiste realmente questo luogo di cui narra la scrittrice. Un luogo a nord-est del Giappone, dove un uomo installò una cabina telefonica con un vecchio telefono nero che trasporta le voci nel vento di tutte quelle persone che ogni anno si recano lì per parlare con i propri defunti, con le persone che non ci sono più nel nostro mondo.
Alzare la cornetta e poter affidare le proprie parole al vento…
Ciao, sono la mamma… poter parlare con mio figlio che non è più qua con noi. Non fisicamente. Infondo ci parlo ancora, sempre, credo che ogni mamma parli al figlio che ha perso, nonostante non lo possa avere con sè.
Quest’estate hanno ricreato lo stesso posto in Varallo di Sesia, in un posto dove siamo stati in vacanza l’anno scorso. Un posto dove si può dormire nelle tende sospesi sotto le stelle.
Un posto vicino al fiume dove hanno ricreato una cabina collegata con l’altro mondo. Le nostre parole possono essere portate via dal fiume… o dal vento… possono andare a raggiungere i nostri cari che non sono più con noi.
Alzare la cornetta, “Ciao mi manchi… sono tre anni che non ci sei più. Tuo fratello è cresciuto tanto… chissà come saresti stato adesso. Ti penso sempre e tuo fratello ci parla di te. Porta con sè le tue parole, ci racconta che gli parli e ci dice quello che vi dite…” .
Quante altre cose avrei da raccontare, credo che chi possa andare a visitare un luogo così sia fortunato, un luogo magico dove poter raccogliere un po di tempo per sè.
