
Vivere alla giornata
Prima della mia esperienza con Leon ero una fanatica della programmazione. Un po per indole mia e un po perché tutto mi sembrava fosse giusto che quadrasse.
Programmi programmi… impegni settimanali. Sapevo il lunedì cosa avrei fatto durante la settimana, un compleanno fissato il sabato, una cena venerdì, mercoledì fuori ai giardini con i bambini. Assolutamente il contrario del “vivere alla giornata”.
Poi è cambiato tutto. Con Leon. Si vive ora per ora attaccati ad un filo. Si vive il famoso “presente” che tanti studiosi consigliano. Nel caso nostro lo si vive perché è l’unica scelta che si ha. Con un bambino in ospedale si vive ogni giorno con estrema gratitudine, che lui ci sia e che ce l’abbia fatta un giorno ancora. Non ci sono programmi, i programmi sono la vita e questo è un profondo insegnamento che arriva con questa prova.
Se me l’avessero chiesto due anni fa avrei detto che una cosa del genere per me sarebbe stata impossibile, una vergine precisa e meticolosa che aveva la vita scritta sull’agenda non avrebbe mai abbandonato il suo prospetto di stile di vita. Vivere con una maggiore morbidezza. Vivere alla giornata. Oggi penso a quello che giornalmente mi va di fare. Cambio programmi in corso se ne sento la necessità e decido anche strada facendo quello che vado a fare prima che cali il sole.
La cosa importante è essere felici e che sia felice mio figlio. Non è scontato nulla di tutto questo. Mi sento meno in colpa se non rispetto le convenzioni di vedere la famiglia, se faccio una telefonata in meno. Credo che dopo la perdita io abbia completamente cambiato atteggiamento nei confronti della vita. Questo credo sia inevitabile e faccia parte della profonda trasformazione che porta con sè fare certe esperienze. Si scopre di poter essere completamente mutati.
Voglio essere meno dura con me stessa. Voglio portare con me l’insegnamento che la vita la si può prendere meno di corsa. Apprezzare le giornate che sono ok, perché sono come piccoli traguardi. Gustare una colazione al bar, una risata di mio figlio, due passi all’aria aperta. Perdonarsi per non essere perfette, per non correre come la società di oggi impone. Perché oggi so che sono qua ma può bastare poco perché tutto questo cambi.
Lezione per essere felici la buona pratica quotidiana
Anche le esperienze più atroci della vita possono lasciare in noi profonde lezioni. Onoriamo le nostre giornate e i nostri figli. Andiamo un po meno di fretta.
Gustiamo il presente e prendiamoci cura del nostro tempo.